Mario Federico Brigati, Ankle Breakers: cresciuto ingegnandosi con un Presidente che abitualmente tira mazzate alle caviglie dei suoi per fortificarli, un giorno che fu colpito dalla suddetta mazza sul cranio decise di volersi fare AP. Solo ora comincia a capire che questo vuol dire fare tutto tranne che l’AP, e uno stuolo di psicologi è impegnato affinché non smarrisca la retta via e cresca sempre più bello e forte.
Giuseppe Evangelisti, Wiesbaden Wombat: alto è alto, lungo è lungo, appena gli è stata ventilata la nazionale è scattato in palestra a tirar su di pesi, con l’effetto di essere più imballato di un pacco della ACME. E’ giovane, bello, con il ciuffo ribelle, ha potenziale, talento, soldi, che gli manca?
Ivan Ferrigno , Celtics Firenze: detto “Lou” per lo sguardo vivace che ricorda l’indimenticabile “Hulk”, non sfoggia la stessa esuberanza fisica, ma un cervello fine che stupisce ancor più se lo si fissa negli occhi. Rispetto alla concorrenza, ha il merito di applicarsi con pazienza e devozione alla Causa. Ora tocca a lui rimanervi.
Erasmo Monferrino, DangerZone: guardia tuttofare dal ghigno inquietante ma con la forma di un ramarro acciaccato, ha dichiarato di voler essere il leader azzurro in tutte le categorie, da A come attacco a Z come zona, passando per S come stoppata o D come DallaLunettaNiente. Finita l’avventura azzurrina, si inchioderà sul suo potenziale, e scolerà birre ricordando i bei tempi andati. Belli?
Silvano Maniezzo, Yes we did it: baldo giovane alle prese con le asprezze della III, è abituato a sgomitare con omoni grandi, grossi, brutti e barbuti. E’ convinto che in U21 tutto sia più facile, ma si ravvederà non appena si sconterà con i pettorali da pollo di allevamento dopato di oscure formazioni avversarie, oltre che con le randellate traditrici del rivale Monferrino.
Lorenzo Migliore, Nani i 7: pare che sia nel gruppo perché un solerte funzionario federale ha sbagliato a mandare il cablo di convocazione (mail? Cosa??), che non è arrivato al “cinese” Lestuzzi ma dal postino di Biancaneve. Il coach pare abbia dato i numeri domandandosi cosa fare di “questo infiltrato” (testuale), ma un posto per portare le bibite pare alla fine che si sia trovato
Aleandro Piscitelli, Pelevialli: ha la faccia di un troll, il fisico di un troll, si spera sia meno tonto di un troll. I lunghi avversari girano alla larga dalle sue mani grandi come prosciutti, in allenamento ha divelto due paracarri e abbattuto tre muri, se ingrana la retromarcia si scansano i TIR, gli manca solo un ringhio stile T-rex.
Ignazio Poloni, RealTeam: si mormora che sia azzurrino perché l’infido coach voglia fiaccarne il proprietario (cogironista) consigliando una disinteressata serie di allenamenti in stoppata e rimbalzo. Malignità. Atleta che non ha paura di far spallate, semplicemente osservando ScalaImmenso potrà acquisirne l’esperienza e ripeterne, si spera in meglio, le gesta.
Pierino Zecca, Alice in Chains: lo convoco, non lo convoco; lo convoco, non lo convoco. Il coach ci ha pensato su fino a notte inoltrata prima di decidere di chiamarlo, e anche mentre era in viaggio sono continuati ad arrivare messaggi contrastanti. Alla fine, solo il presidente della federazione ha messo fine a questa storia, non per motivi tecnici ma di costo delle telefonate, prima che il sorriso abbagliante del rosso nazionale varcasse la soglia dell’albergo.
Giuliano Zeni, Rollonit: l’ultimo ad arrivare in albergo, si presenta a notte fonda, camicia sporca, bottiglia di birra in mano, biascicando una canzone pop (almeno, tale si è ritenuta). Più sregolato di Balotelli e Cassano, è stato accolto dal coach con un nodoso randello, e dopo aver corso in canotta intorno all’albergo fino alle 0600 AM cantando i canti dei marines, ha giurato di aver messo la testa a posto.