a prescindere dall´entita´ dei gesti, di cui comunque non condivido la tua interpretazione perche´ Chiellini parte per fare blocco ma quando l´ avversario sta passandolo gli da proprio un colpo col gomito alto, il codice etico riguarda la sportivita´ e il comportamento e tutte sono delle maialate gratuite. secondo me Prandelli si e´ giocato la reputazione come peggio non poteva, meno di un mese fa ha dichiarato che il codice etico sarebbe valso sempre e che chi sbagliava nell´ultimo mese stava a casa, adesso oltre a doversi rimangiare le parole per convenienza lo fa anche raccontando minchiate.
non ti sei accorto che manco lo guarda?
ripeto ,fallo punibilissimo ,ma non violento e volontario a pari di quelli di destro e derossi.
Concordo, per me giustissimo punirlo, ci stanno pure le tre giornate, ma quello di Destro era di tutt'altra natura. Certo pure Chiellini simula in maniera ridicola per una non-gomitata che costa il giallo allo stesso Destro. Però son due azioni distinte
Con te si ragiona di più, quindi parliamone.
Secondo me il punto non è la violenza o meno del fallo di Chiellini. Anzi, Chiellini non c'entra proprio niente. Il punto è che Prandelli si sta sostituendo al giudice sportivo.
Prima sosteneva che un giocatore sotto squalifica per comportamenti violenti non sarebbe stato convocato.
Poi ha anticipato il giudice sportivo (in occasione della squalifica di DeRossi mi pare), non convocando il giocatore prima ancora della sentenza.
Ora ha addirittura ignorato la sentenza del giudice sportivo, ritenendo non violento un intervento invece giudicato tale dal giudice sportivo (e squalificato con un numero di giornate pari a quelle di Destro).
A questi episodi si aggiungono una serie di comportamenti quantomeno non chiari in occasione di vari episodi di Balotelli.
In poche parole, è evidente che Prandelli sta facendo come gli fa più comodo (o come ritiene giusto lui fare, elevandosi al di sopra della giustizia sportiva) a seconda dell'occasione. Questa però è una linea di condotta secondo me inaccettabile. I ruoli, se ci sono, sono fatti per essere rispettati. L'allenatore della nazionale non è il giudice sportivo, nè il capostipite (non richiesto) di una sorta di rivoluzione etica del movimento calcistico italiano.