per quanto riguarda i giocatori forti stavo pensando a lampard che cmq la sua porca figura la fa sempre
per citare alcuni (tra i tanti) bidoni della roma
ADRIANO!!!!
baptista
mido
carew
antunes
faty
loria
bartelt
tomic
alenitchev (dimitri aletnichev lalalalalalala)
fabio junior
mentre invece per citarne altri in ordine sparso
camara
edmundo
oliveira
rivaldo
jose mari
roque junior
de la pena
bergkamp
sorondo
mendieta
castroman(mortacci sua!!!!!!!!)
e infine il bidone per antonomasia....il vero, unico, grandissimo Luiss silvio Danuello (e chi cazz'è???)
Nell’estate del 1980 la Pistoiese si appresta a disputare per la prima e unica volta nella sua storia il campionato di Serie A. Per l’occasione i dirigenti della società toscana, abbagliati dalle trasferte dei talent-scout dei grandi club, decidono di intraprendere a loro volta un viaggio in America Latina alla ricerca di un gioiellino nascosto da schierare nella massima Serie. Fu così che il Presidente della Pistoiese Marcello Melani affidò tale arduo compito a Beppe Malavasi, allenatore in seconda della squadra. Il tecnico parte per il Brasile e “scova” Luis Silvio Danuello: torna quindi in Italia, entusiasta, e convince il nuovo allenatore Lido Vieri – alla sua prima esperienza in panchina – a farlo acquistare dalla società, che sborsa una cifra ragionevole, 170 milioni di Lire. L'arrivo del brasileiro, cresciuto nel Marilia (con cui vinse la Taca San Paolo, il campionato giovanile brasiliano), chiuso nel Palmeiras, poi prestato al Ponte Preta, suscitò a Pistoia molto entusiasmo. Vennero le prime amichevoli, la Coppa Italia, il precampionato. Luis Silvio, attesissimo, cominciò però ben presto a deludere tutti. Sulla base di ciò, è doveroso fare una premessa: le ragioni di questa delusione nascono da un clamoroso ed imbarazzante equivoco. La società arancione cercava un centravanti, una punta capace di assicurare un buon numero di gol per centrare la salvezza: ma Luis Silvio era invece una ponta, come si dice in portoghese, vale a dire una promettente ala destra pura capace di svolgere diligentemente il suo compito, e cioè di macinare chilometri sulla sua fascia di competenza per poi crossare al centro dell’area avversaria. Ma la Pistoiese non poteva permettersi il lusso di un’Ala: a quei tempi, le squadre che lottavano per salvarsi giocavano con un solo attaccante: per riparare l’errore, pertanto, in Ottobre fu acquistato dal Catanzaro il bomber Vito Chimenti. Pertanto il ragazzo brasiliano, mortificato nella sua caratteristica migliore (la velocità), si ritrovò quasi subito emarginato. Totalmente sfiduciato, le gare in cui veniva impiegato divennero subito per lui prive di tattica, in quanto dimostrò di non essere quel fuoriclasse che tutti avrebbero voluto vedere: non vinceva un contrasto, non riusciva a confezionare una rincorsa valida. Un autentico disastro: divenne in breve l’oggetto misterioso della Pistoiese. Esordì il 14 Settembre 1980, in un Torino-Pistoiese 1-0; seguì qualche altra timida apparizione nelle prime partite del massimo campionato, poi l’emarginazione totale, dopo 6 misere presenze. Dapprima la panchina, quindi la tribuna, infine non fu più neppure convocato. Non giocando più, Luis Silvio fu poco alla volta preso dalla nostalgia, dalla voglia di tornarsene a casa, in Brasile. E un bel giorno di primavera fece armi e bagagli e partì con la sua giovane moglie e la sua giovanissima figlia Amanda, tra l’altro concepita proprio in Toscana, ponendo fine alla sua “disavventura” italiana. Diventando così nel tempo protagonista, suo malgrado, di innumerevoli “leggende metropolitane” che ancora si raccontano sul suo conto.